Harry Fabian, losco personaggio che gravita nel mondo dei locali notturni londinesi organizzando incontri clandestini di lotta greco-romana, con tutto il relativo indotto di scommesse, finisce per mettersi contro un boss della mala, provocando indirettamente la morte del padre durante un incontro. La vendetta del gangster sarà tremenda. Splendido noir di ambientazione londinese di Dassin (insieme a Forza bruta è il suo miglior film di produzione americana), che sottolinea l'inclinazione naturale del regista (ribelle e individualista) nei confronti della violenza. È una delle vette del cinema nero degli anni '50 per la connotazione del protagonista, un ambiguo perdente in balia del fato, per la rappresentazione surreale di una Londra tetra, equivoca, brumosa e minacciosa, e per l'uso espressionista della fotografia di Max Greene, che asseconda la visione ambientale da incubo sospeso del regista. E' senza dubbio uno dei noir più tesi e disperati del genere, interpretato da un memorabile Richard Widmark, carico di tensione strisciante e memorabile nelle sequenze di lotta, di fortissimo risalto plastico e spasmodico patos, che offrono al regista l’occasione per esaltare il rilievo dei corpi. Il cupo fatalismo che segna la sorte del protagonista e di altri personaggi trova riscontro nella inesorabile progressione della vicenda e nella sua spietata conclusione. Il mondo di Dassin è dominato da una disperazione che diventa condizione esistenziale ed eleva personaggi e situazioni all’altezza della grande tragedia greca (la Grecia, dove poi Dassin si rifugerà, sembra già nel suo destino). Del film è stato realizzato un pessimo remake: La notte e la città del 1992 di Irwin Winkler (nonostante la presenza nel cast di Robert De Niro e di Jessica Lange).
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