Nel
periodo della corsa all’oro l’agricoltore Matt Carter, che vive da solo col
figlio Mark, salva dalle acque di un fiume in piena un uomo e una donna. Il
primo, Mark, si rivela un violento senza scrupoli che ruba fucile e cavallo al
suo salvatore per andare a registrare la proprietà di una miniera vinta al
gioco. La donna, May, turbata dalle azioni del suo compagno, decide di restare con
l’onesto e leale Matt. Ma ben presto i due dovranno vedersela nuovamente con
l’avventuriero, che non intende rinunciare alla donna. Western atipico, il
primo e l’unico nella carriera del regista, con molta azione, un utilizzo epico
del paesaggio (magnificato dal formato in Cinemascope) ed un’affilata
esplorazione psicologica dei personaggi, con particolare attenzione a quello
femminile (centrale all’intera vicenda) interpretato dal sogno erotico di tutti
gli americani, la sensuale bomba erotica Marilyn Monroe,
qui, pur ugualmente bellissima, in una inusuale versione trasandata con capelli
lunghi, senza trucco e abiti comuni. Tra i tanti personaggi interpretati da Marilyn questo
è uno dei più interessanti, complessi e tormentati, sebbene l’attrice abbia
sempre dichiarato apertamente di detestarlo. Il cast è completato da Robert
Mitchum, Rory Calhoun e Tommy Rettig, che gravitano intorno alla Monroe. Marilyn,
oltre che recitare, canta anche diversi brani, tra cui la ballata “River of No Return” che dà il titolo al
film, e durante le sue performance canore ha modo di liberare tutto il suo
naturale fascino erotico. Complessivamente è un dignitoso western di iniziazione,
con annesso un chiaro messaggio di catarsi finale, un po’ esile nello sviluppo
narrativo ma non banale nel finale, che è ben più profondo di ciò che potrebbe
apparire ad una visione superficiale. L’ingombrante presenza statuaria di Marilyn,
che calamita inevitabilmente su di sè tutte le attenzioni lasciando il resto in
ombra, è croce e delizia del film. La tirannia inconsapevole di una diva a sua
volta vittima del suo mito.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento