Jonathan
Lansdale, disegnatore di fumetti in crisi matrimoniale, perde la mano durante
un grave incidente stradale e, di conseguenza, è costretto a rinunciare anche
al suo amato lavoro. L’uomo entra in crisi profonda ma, improvvisamente, la
mano ricompare e va in giro da sola a commettere delitti, uccidendo persone in
conflitto con il suo proprietario Lansdale. Stravagante incursione nel genere
horror di un acerbo Oliver Stone, ancora alla ricerca di una sua dimensione artistica.
La strampalata vicenda ha un suo fascino vintage
nella prima parte, salvo poi precipitare rovinosamente nella seconda, con il
finale del film che si intuisce ampiamente ben prima dell’epilogo.
Esteticamente è poco più di un B-movie
con alcuni scivoloni nel ridicolo involontario, le cui ambizioni da shocker psicologico vengono vanificate
da una sceneggiatura assai sempliciotta che chiarisce troppo presto cosa si
nasconde sotto il mistero soprannaturale. Il cast si avvale della presenza
eccellente di un Michael Caine dagli improbabili capelli riccioluti, che però
sembra a tratti svagato, probabilmente anche lui poco convinto della bontà del
progetto. Per alcuni fans dei film underground
d'antan è un piccolo cult tutto
da godere (è evidente che, in certi casi, la rivalutazione generalizzata del trash sponsorizzata da Tarantino ha
fatto non pochi danni), ma, con tutta la passione del sottoscritto per il
vecchio cinema di genere, bisogna pur capire quando è giusto fermarsi e
riconoscere i limiti palesi di una pellicola. Da salvare appieno soltanto gli
effetti speciali del nostro grande “mago” Carlo Rambaldi: non c’è dubbio che la
… mano del maestro di vede tutta. Il regista fa un breve cameo nel ruolo della
prima vittima.
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