La
parola “Sciuscià” è la storpiatura in
dialetto napoletano dell’inglese “shoe-shine”
(lustrascarpe). Con questo termine venivano indicati i ragazzini di strada che,
negli anni del dopoguerra, si arrangiavano con svariati lavoretti (più o meno
leciti), tra cui pulire le scarpe ai clienti generosi in cambio di pochi
spiccioli. Giuseppe e Pasquale sono due sciuscià
napoletani che sognano di comprare un cavallo bianco con cui andare in giro ed
evadere dalla loro condizione miserabile. Per realizzare il loro sogno si fanno
coinvolgere in un furto e finiscono nella dura realtà del carcere minorile,
dove subiranno soprusi e violenze che induriranno il loro cuore e faranno
incrinare la loro amicizia. Finale tragico. Primo film neorealista di De Sica e
primo capolavoro del regista, è una delle opere più conosciute e apprezzate del
neorealismo italiano, celebre anche perché fu la prima pellicola ad aggiudicarsi
l’Oscar al miglior film straniero, che venne istituito nel 1948. Sceneggiato da
Amidei, Franci, Viola e Zavattini è una grande elegia epico fiabesca, ricolma
di poesia, spontaneità, tenerezza e tragicità, sul mondo dell’infanzia e
sull’innocenza rubata, tema particolarmente caro al grande regista di Sora. Più
della denuncia sociale l’autore è interessato alla vicenda umana, ai suoi umili
personaggi osservati con paterna compassione e con accorata sensibilità, pur
nelle logiche del naturalismo documentaristico proprio del genere. Straordinari
i due giovani interpreti, Franco Interlenghi (che poi sarebbe divenuto un volto
iconico del neorealismo) e Rinaldo Smordoni, ma straordinario anche il regista
nella sua incredibile capacità di dirigerli traendo il massimo della resa
espressiva dalla loro schietta semplicità. Spregiudicato, veemente e commovente
è uno dei più grandi affreschi storico popolari tratteggiati dal neorealismo
italiano. Film leggendario di un periodo leggendario del nostro cinema.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento