Sette
anni dopo la morte di Miwa, tre suoi amici di vecchia data si recano a far
visita alla sua vedova, Akiko, donna ancora molto piacente, che vive da sola
con la figlia Ayako. I tre uomini, che sono sempre stati invaghiti di Akiko,
cercano di attirare la sua attenzione con vecchi racconti all’insegna della
nostalgia per il passato, facendosi avanti a turno nel tentativo di convincere
la donna a risposarsi. Ma Akiko, che vive nel ricordo del marito scomparso, è
inflessibile. Allora i tre, per nulla rassegnati, cercano di farsi avanti con
la figlia Ayako, che è da sempre innamorata del giovane Goto, creando così un
malinteso tra le due donne e facendo nascere delle tensioni nella famiglia. Con
i tempi ed i modi di una commedia garbata, attraversata da gradevoli tocchi di
umorismo generati dai goffi complotti matrimoniali tentati dai tre amici
buontemponi, il Maestro Ozu ritorna sui temi di Tarda primavera, per una riflessione pacata e matura sui cardini
della sua poetica, affrontati più volte nel corso della sua straordinaria
filmografia. Il tempo è passato inesorabile e molte cose sono cambiate: il Giappone
si sta rapidamente “occidentalizzando”, l’economia è in continuo crescendo e lo
spettro della disfatta bellica è ormai lontano, eppure, in quella stessa stanza
dai colori verdastri del film del ’49, le passioni, le memorie e i sentimenti
(inespressi) sembrano ancora gli stessi. Con una messa in scena più teatrale
del solito ed una maggiore sospensione simbolica delle emozioni, l’autore
accompagna i suoi personaggi negli atti semplici quotidiani che, configurando
il tempo nella loro rituale ripetizione, declinano la vita in tutte le sue
forme, molte delle quali sfuggenti e affidate all’intensità di uno sguardo,
alla solennità di un silenzio, allo stupore di un’espressione del volto, alla
luminosità di un sorriso. Nel suo cinema semplice e rigoroso, Ozu ci trasmette
pennellate di sensazioni ragionando sempre per sottrazione di emozioni, con
l’assoluto controllo del mezzo cinematografico ormai conseguito dopo una
formidabile carriera all’insegna della coerenza stilistica. Gli scontri
generazionali e lo smarrimento di fronte ai cambiamenti sociali vengono adesso
raccontati con una divertita ironia, che si concede persino il lusso di un coup de théâtre che ribalta l’impianto
del suo film “gemello”: nel complesso gioco di proposte di matrimonio e
ammiccamenti sentimentali, saranno i genitori a chiedere l’approvazione dei
figli, quasi a sottolineare una ammissione di colpa per gli errori del passato
che hanno pesantemente influenzato le nuove generazioni. Un forte atto di
umiltà, di consapevolezza e di saggezza illuminata di uno dei più grandi
registi del cinema mondiale, spesso definito, ingenerosamente, troppo
giapponese per piacere al pubblico internazionale.
La frase: "La vita è semplice, sono le persone a complicarla."
La frase: "La vita è semplice, sono le persone a complicarla."
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