Lou
è un vecchio scalcagnato, ex gangster, truffatore incallito ormai al
crepuscolo, che si fa mantenere da un’anziana signora. In un weekend “da leone”
avrà una storia con la giovane Sally e la salverà da due killer mafiosi, che
danno la caccia ad una partita di droga rubata dal suo ex marito. Malinconico
dramma gangsteristico diretto da Malle (in una delle sue “trasferte” americane),
costantemente all’ombra della celebre e decaduta Atlantic City, eterna promessa
mancata della costa Est degli Stati Uniti, un tempo antica “capitale” della
malavita per il miraggio di una futura Las Vegas sull’Atlantico. La fascinosa
ambientazione decadente regola l’atmosfera e lo stile del film, donandogli uno
spirito austero e fatiscente insieme, al punto che la città stessa, che gli
dona il titolo, può essere considerata una sorta di coprotagonista. E’,
essenzialmente, un film di dialoghi, di personaggi e di scenari che contano ben
più dell’azione. E’ un’elegia in nero di un mondo mitizzato, quello della
vecchia mala che non esiste più, un mondo che ha smarrito le sue coordinate e che
ormai soccombe, impotente, di fronte al nuovo che avanza inarrestabile. In tal
senso appare evidente la connessione tra la città e il personaggio di Lou, due
sconfitti disincantati che si sono allontanati dalla realtà di un tempo, ma che
sono ancora alla ricerca di un fugace barlume di riscatto, di una disperata
“botta di vita”. Nel cast spiccano un grande Burt Lancaster, il cui istrionismo
viene ben tenuto a freno dal regista, e Susan Sarandon, che ci regala una
bollente scena erotica, ripresa anni dopo da Tornatore in Malèna, in cui, spiata da Lou, spalma il succo di limone sul suo
seno nudo. Il film vinse il Leone d’Oro al Festival di Venezia insieme a Gloria
di Cassavetes. Ebbe anche cinque candidature agli Oscar del 1982, ma non vinse
nessun premio.
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