giovedì 3 marzo 2016

Storie Pazzesche (Relatos salvajes, 2014) di Damián Szifrón

Sei episodi “pazzeschi” uniti dal filo sottile della vendetta e della violenza. Un uomo decide di farla pagare a tutti coloro che gli hanno fatto del male nella vita e li riunisce insieme su un volo di linea. Uno spregevole usuraio finisce per caso in un ristorante fuori mano, dove lavora la figlia di una delle sue “vittime”. Un sorpasso azzardato dà luogo ad una disfida da “far west” tra due automobilisti che percorrono una strada solitaria. Un ingegnere rovinato dalle multe si ribella con un colpo di mano “esplosivo”. Il rampollo scapestrato di una potente famiglia investe e uccide una donna incinta, per poi scappare senza soccorrerla; il padre propone al giardiniere di casa di addossarsi la colpa dietro lauto compenso. Un matrimonio sfarzoso diventa l’occasione per regolare vecchi conti sospesi, trasformandosi in un’insolente bagarre. Grottesca commedia nera sotto forma di antologia farsesca, con sei cortometraggi indipendenti all’insegna dell’iperbole e del cattivo gusto, volti ad indurre un’amara riflessione sui “mostri” della società contemporanea. Evidentemente influenzata, nel caustico intento derisorio, dalla grande tradizione della “Commedia all’italiana”, non ne possiede né l’acume satirico, né l’integrità morale, né la capacità di ergersi ad apologo di costume sui vizi del cittadino medio. Accattivante nella messa in scena e ruffiano nel look “pulito”, che rimanda alle produzioni televisive, intrattiene e diverte in alcuni episodi (il migliore è il sesto), ma indulge troppo nella “macchietta” goliardica in altri. In definitiva questa pellicola argentina è un simpatico, ma innocuo, guazzabuglio di pessimismo cosmico, politicamente scorretto, ironia lacerante, humour nero e pulp colorito. Ma il collage finale vale meno dei singoli pezzi perché non sempre l’unione fa la forza. Sponsorizzato da Almodóvar, che lo ha coprodotto, è stato persino candidato, con una certa generosità, agli Oscar 2015 come miglior film straniero. Ma il premio se lo è aggiudicato il polacco Ida di Paweł Pawlikowski.

Voto:
voto: 3/5

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