Quattro
disperati, sfuggiti alla giustizia del proprio paese, si ritrovano
clandestinamente in un misero stato del Sud America, governato da un dittatore
tiranno che sfrutta la popolazione. Per soldi accettano una missione
apparentemente suicida: trasportare attraverso la giungla, su terreni selvaggi
e tortuosi, un pericoloso carico di nitroglicerina che potrebbe esplodere in
qualunque momento a causa degli scossoni a cui i camion sono sottoposti.
Spettacolare remake americano del capolavoro Vite vendute (1953) di Henri-Georges Clouzot, ispirato, come
l’originale, al romanzo “Le salaire de la
peur” di Georges Arnaud. Più fedele al testo letterario e diretto con enorme
perizia tecnica dal grande William Friedkin, è un thriller avventuroso, teso e
angosciante, ad altissima tensione drammatica, che mantiene lo spettatore
incollato alla sedia per tutta la seconda metà. Inferiore e differente rispetto
al film di Clouzot, si fa apprezzare per la maestria nella costruzione della
suspense, per il fascino evocativo delle ambientazioni esotiche (la giungla è così
inquietante e “viva” da poter essere considerata un autentico coprotagonista) e
per lo straordinario utilizzo del sonoro. Friedkin si focalizza sull’azione e
sui personaggi, tralasciando del tutto ogni aspetto politico sul degrado
sociale di certe aree sud americane, limitandosi a qualche cenno superficiale. La
lunga sequenza del camion che attraversa il traballante ponte di legno sul
fiume, sotto al diluvio, è magistrale e vale, già da sola, il prezzo del
biglietto. Il titolo originale proviene dal nome di uno dei due automezzi usati
nella missione, “Sorcerer”. Invece l’altro si chiama “Lazaro”. La pellicola si
avvale di un buon cast internazionale con Roy Scheider, Bruno Cremer, Amidou e
Francisco Rabal. Nonostante il budget produttivo elevato, alla sua uscita si
rivelò un fiasco clamoroso, che passò in sordina e lasciò indifferenti pubblico
e critica. Ma è un film che merita di essere riscoperto e rivalutato.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento