Le
storie di due famiglie che sembrano impeccabili ma che, in realtà, sono
frustrate, s’intersecano in una ricca cittadina del Connecticut. Sarah ha
sposato Richard, che ha l’ossessione per il porno su internet e la trascura da
anni. Todd è un padre pigro e disoccupato, con moglie documentarista rampante,
che lo assilla affinché riprenda gli studi in legge. Sarah e Todd s’incontrano
in un parco giochi per bambini ed intrecciano una rovente relazione clandestina,
che li riporta ai “batticuori” dell’età adolescenziale. Nelle loro vicende
entrerà anche quella di Ronald, un pedofilo uscito dal carcere che ritorna a
casa dalla madre asfissiante, che cerca di proteggerlo dall’ostilità
persecutoria dei concittadini. Ipocrisia e perbenismo nella provincia americana.
Questo potrebbe essere un appropriato sottotitolo di questo dramma
antropologico di Todd Field, che intende mettere a nudo il disagio esistenziale
di una società solo in apparenza felice e benestante. Incapaci di crescere, di accettare
la vita e le responsabilità, gli adulti sono come “piccoli bambini” fragili in
balia degli eventi, come suggerito, oltre che dal titolo del film, dalla
metafora delle piccole statuine nella casa di Ronald. Tra famiglie disfunzionali
e silente disperazione repressa, i protagonisti appaiono come bloccati,
sospesi, in balia di una paura di vivere che li ha resi schiavi dell’ipocrita
morale del perbenismo. In quest’ottica il tradimento coniugale di Sarah e Todd
appare come un atto di ribellione, tragico ma vitale, una disperata protesta
contro l’inerzia quotidiana che li sta consumando. Come già visto nel
precedente In the Bedroom (2001), il
regista si dimostra perfettamente a suo agio con la materia trattata e dirige
con sobrio rigore un grande cast, in cui svettano Kate Winslet e Gregg Edelman
(entrambi candidati all’Oscar per la loro interpretazione), e di cui fanno
parte anche Patrick Wilson, Jennifer Connelly e Noah Emmerich. Rispetto al film
del 2001, Field adotta stavolta uno stile meno raggelante, aggiungendo qualche
lieve tocco d’ironia accanto al registro drammatico e persino un pizzico di
“compassione” nell’epilogo, senza però nulla togliere all’asprezza di fondo. E’
un buon film di attori, amaramente realistico e interamente costruito sulla
psicologia dei personaggi. Inspiegabilmente non è mai stato distribuito nelle
sale italiane, dove è uscito direttamente per il mercato home video.
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