Nella
Roma di fine ‘800 la bella Irene sposa Pippo Ferramonti, figlio del ricco ed
avaro fornaio Gregorio. Lo scopo della ragazza, avida e procace, è la cospicua
eredità del vecchio Ferramonti ed userà tutte le armi della seduzione per
arrivarci. Dall’omonimo romanzo breve di Gaetano Carlo Chelli, Bolognini ha
tratto un dramma storico intenso, recitato benissimo e con un’efficace
ricostruzione storica della Roma del XIX secolo. Quello che il regista intende
mostrare, riuscendoci perfettamente, è il passaggio storico dalla Roma
umbertina a quella moderna del ‘900, mantenendo però intatte sia la meschina
corruzione che la rapacità volgare. Un vizio raffigurato come atteggiamento
tipico non solo del “popolino” meno abbiente ma anche delle classi più
benestanti. La scalata sociale della disinvolta Irene, che usa il suo fascino
erotico come scorciatoia per quel riscatto socioeconomico che la sua famiglia
di umili bottegai non ha mai potuto raggiungere, diventa l’emblema di uno stile
di vita ingordo e prepotente, disposto a qualunque compromesso in cambio di
beni materiali. Peccato che la tagliente critica sociale dell’autore venga
attenuata da un impianto troppo calligrafico nella descrizione dei personaggi e
dei rapporti sociali, con il sottobosco di tradimenti, sotterfugi, connivenze
ed adulteri tratteggiati in maniera troppo convenzionale. Ma Dominique Sanda è
magnifica e la sua notevole interpretazione, premiata al Festival di Cannes,
mise d’accordo pubblico e critica. E’ lei il punto di forza del film, che vanta
comunque un cast importante e in buona forma, con Anthony Quinn, Gigi Proietti,
Fabio Testi, Paolo Bonacelli. Le musiche sono di Ennio Morricone.
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