lunedì 7 marzo 2016

L'eredità Ferramonti (L'eredità Ferramonti, 1976) di Mauro Bolognini

Nella Roma di fine ‘800 la bella Irene sposa Pippo Ferramonti, figlio del ricco ed avaro fornaio Gregorio. Lo scopo della ragazza, avida e procace, è la cospicua eredità del vecchio Ferramonti ed userà tutte le armi della seduzione per arrivarci. Dall’omonimo romanzo breve di Gaetano Carlo Chelli, Bolognini ha tratto un dramma storico intenso, recitato benissimo e con un’efficace ricostruzione storica della Roma del XIX secolo. Quello che il regista intende mostrare, riuscendoci perfettamente, è il passaggio storico dalla Roma umbertina a quella moderna del ‘900, mantenendo però intatte sia la meschina corruzione che la rapacità volgare. Un vizio raffigurato come atteggiamento tipico non solo del “popolino” meno abbiente ma anche delle classi più benestanti. La scalata sociale della disinvolta Irene, che usa il suo fascino erotico come scorciatoia per quel riscatto socioeconomico che la sua famiglia di umili bottegai non ha mai potuto raggiungere, diventa l’emblema di uno stile di vita ingordo e prepotente, disposto a qualunque compromesso in cambio di beni materiali. Peccato che la tagliente critica sociale dell’autore venga attenuata da un impianto troppo calligrafico nella descrizione dei personaggi e dei rapporti sociali, con il sottobosco di tradimenti, sotterfugi, connivenze ed adulteri tratteggiati in maniera troppo convenzionale. Ma Dominique Sanda è magnifica e la sua notevole interpretazione, premiata al Festival di Cannes, mise d’accordo pubblico e critica. E’ lei il punto di forza del film, che vanta comunque un cast importante e in buona forma, con Anthony Quinn, Gigi Proietti, Fabio Testi, Paolo Bonacelli. Le musiche sono di Ennio Morricone.

Voto:
voto: 3/5

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