Nel
periodo tra le due guerre mondiali un bancario francese, Monsieur Verdoux,
perde il lavoro a causa della crisi economica e, per mantenere moglie e figlio,
s’inventa un macabro “lavoro”: seduce, sposa e poi uccide ricche vedove per
ereditarne il patrimonio. Riesce a farla franca per anni, ma quando vedrà
morire la sua famiglia decide di costituirsi. Condannato alla pena capitale,
tiene una vibrante arringa in sua difesa per far notare alla giuria come il suo
delitto sia ben poca cosa rispetto ai crimini che vengono commessi,
quotidianamente, durante le guerre, con il benestare della retorica patriotica.
Folgorante commedia nera di Chaplin, è il suo film più cinico e controverso, un
unicum nella filmografia del grande Maestro inglese. Alla sua uscita spiazzò
pubblico e critica, non venne compreso e suscitò un vespaio di polemiche per i
suoi contenuti “scandalosi”. In particolare finirono nell’occhio del ciclone
l’atteggiamento “anti patriotico” dell’opera e la sua presunta giustificazione
connivente dei delitti commessi (“per necessità”) dal diabolico Verdoux.
Ovviamente le accuse sono ridicole e frutto del moralismo bigotto tipico dei
perbenisti, sempre pronti a puntare il dito contro le opere coraggiose,
anticonformiste e non allineate con il sentire comune. Ma, come spesso capita
con i geni, i temi ed i modi di questa perfida satira sociale, intrisa di umori
corrosivi contro la borghesia “benpensante”, erano troppo avanti per i suoi
tempi. Quest’opera provocatoria segna la rottura, da parte di Chaplin, con la
tradizione tragicomica del tenero vagabondo con bombetta e bastone ed abbraccia
uno stile del tutto nuovo: acre, caustico, un dramma grottesco dai fini
satirici corroborato con tocchi da commedia (le scene con Martha Raye sono pura
forza comica!) ed atmosfere da thriller. E’ senza dubbio il vertice dell’ironia
caricaturale chapliniana, lo sberleffo supremo al suo pubblico, a sé stesso e
alla sua carriera precedente. Tra demagogia e cinismo questo moderno “Barbablù”
(ispirato in parte alla vicenda di Henry Landru) incarna lo sguardo ormai
disincantato del suo autore e spara bordate al veleno contro l’egoismo della
società del suo tempo e contro la logica del militarismo, che assolve i
massacri di guerra in nome di ideali “superiori”. Nel progetto iniziale questo
film doveva essere diretto da Orson Welles, ma poi finì nelle mani di Chaplin,
che ne fu entusiasta e decise di lasciare, nei crediti, il nome di Welles alla
voce “ideazione”. E’ un capolavoro scomodo e nichilista, ormai ampiamente
rivalutato, che dimostra come la personalità artistica del suo autore fosse ben
più complessa, stratificata e indefinibile rispetto all’opinione generalmente
diffusa. E’ il lato oscuro del vagabondo.
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