martedì 8 marzo 2016

Monsieur Verdoux (Monsieur Verdoux, 1947) di Charlie Chaplin

Nel periodo tra le due guerre mondiali un bancario francese, Monsieur Verdoux, perde il lavoro a causa della crisi economica e, per mantenere moglie e figlio, s’inventa un macabro “lavoro”: seduce, sposa e poi uccide ricche vedove per ereditarne il patrimonio. Riesce a farla franca per anni, ma quando vedrà morire la sua famiglia decide di costituirsi. Condannato alla pena capitale, tiene una vibrante arringa in sua difesa per far notare alla giuria come il suo delitto sia ben poca cosa rispetto ai crimini che vengono commessi, quotidianamente, durante le guerre, con il benestare della retorica patriotica. Folgorante commedia nera di Chaplin, è il suo film più cinico e controverso, un unicum nella filmografia del grande Maestro inglese. Alla sua uscita spiazzò pubblico e critica, non venne compreso e suscitò un vespaio di polemiche per i suoi contenuti “scandalosi”. In particolare finirono nell’occhio del ciclone l’atteggiamento “anti patriotico” dell’opera e la sua presunta giustificazione connivente dei delitti commessi (“per necessità”) dal diabolico Verdoux. Ovviamente le accuse sono ridicole e frutto del moralismo bigotto tipico dei perbenisti, sempre pronti a puntare il dito contro le opere coraggiose, anticonformiste e non allineate con il sentire comune. Ma, come spesso capita con i geni, i temi ed i modi di questa perfida satira sociale, intrisa di umori corrosivi contro la borghesia “benpensante”, erano troppo avanti per i suoi tempi. Quest’opera provocatoria segna la rottura, da parte di Chaplin, con la tradizione tragicomica del tenero vagabondo con bombetta e bastone ed abbraccia uno stile del tutto nuovo: acre, caustico, un dramma grottesco dai fini satirici corroborato con tocchi da commedia (le scene con Martha Raye sono pura forza comica!) ed atmosfere da thriller. E’ senza dubbio il vertice dell’ironia caricaturale chapliniana, lo sberleffo supremo al suo pubblico, a sé stesso e alla sua carriera precedente. Tra demagogia e cinismo questo moderno “Barbablù” (ispirato in parte alla vicenda di Henry Landru) incarna lo sguardo ormai disincantato del suo autore e spara bordate al veleno contro l’egoismo della società del suo tempo e contro la logica del militarismo, che assolve i massacri di guerra in nome di ideali “superiori”. Nel progetto iniziale questo film doveva essere diretto da Orson Welles, ma poi finì nelle mani di Chaplin, che ne fu entusiasta e decise di lasciare, nei crediti, il nome di Welles alla voce “ideazione”. E’ un capolavoro scomodo e nichilista, ormai ampiamente rivalutato, che dimostra come la personalità artistica del suo autore fosse ben più complessa, stratificata e indefinibile rispetto all’opinione generalmente diffusa. E’ il lato oscuro del vagabondo.

Voto:
voto: 4,5/5

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