Ultimi
cinque giorni di vita di Benito Mussolini, da duce degli italiani, adorato da
folle osannanti, a ricercato in fuga, braccato dai partigiani e dagli alleati.
Pavidamente nascosto tra i soldati tedeschi in ritirata, insieme alla sua
amante Claretta Petacci, viene riconosciuto a un posto di blocco nei pressi di
Dongo e giustiziato dal capo partigiano detto Valerio nel comune di Giulino di
Mezzegra. Ricostruzione accorta, molto fedele alla versione storica ufficiale,
della fine di Mussolini da parte di Lizzani, che, per pudore o per viltà,
decide di risparmiarci lo scempio di piazzale Loreto, facendo finire prima il
film, probabilmente per evitare ulteriori polemiche in una materia notoriamente
spinosa, che ancor oggi accende animi e dibattiti politici. Nonostante un cast
stellare (Rod Steiger, Henry Fonda, Franco Nero, Lisa Gastoni, Lino Capolicchio)
il film è innocuo, didascalico ed eccessivamente guardingo, risultando quindi
inutile perché, a causa della sua scarsa personalità, nulla aggiunge né ai
fatti già noti né all’annoso dibattito sull’argomento. L’autore ha scelto un
cimento forse troppo alto per le sue corde e, nella sua carriera, ha
sicuramente fatto di meglio. Da salvare le musiche di Morricone.
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