Storia
vera di una delle più clamorose ingiustizie giudiziarie commesse da un paese
democratico. Negli anni ’20 gli immigrati italiani Nicola Sacco e Bartolomeo
Vanzetti, entrambi anarchici, furono ingiustamente accusati di rapina ed
omicidio. In un processo farsa, frettolosamente sommario, i due furono
condannati alla pena capitale, nonostante l’assenza di prove inconfutabili,
come rappresaglia di un sistema intollerante contro le loro idee politiche,
ritenute “pericolose”, e come iniquo pregiudizio nei confronti degli italiani.
Nei sei anni successivi il governo americano respinse sistematicamente le
numerose mobilitazioni ufficiali e popolari in favore di Sacco e Vanzetti
affinché fosse riaperto il caso e i due uomini morirono sulla sedia elettrica il
23 agosto 1927. Il tragico “martirio” dei due italiani diverrà un simbolo
mondiale dell’ingiustizia, del preconcetto e del fanatismo ideologico
governativo. Da un evento storico così doloroso, Montaldo ha tratto un film
vibrante, indignato, rigoroso, commovente, ineccepibile nella ricostruzione
degli eventi senza mai scadere nel patetico, nella demagogia e nel populismo. I
meriti del film, oltre che storici ed artistici, sono stati anche sociali,
avendo infatti pesantemente contribuito a riabilitare la memoria dei due
sfortunati emigranti. Infatti, nel 1977, cinquant’anni dopo l’esecuzione della
condanna a morte, lo stato del Massachusetts riconobbe, ufficialmente e
pubblicamente, l’errore giudiziario commesso e l’azione volutamente dolosa da
parte dei giudici dell’epoca. Grande interpretazione dei due protagonisti: Riccardo
Cucciolla (Sacco) e Gian Maria Volonté (Vanzetti), di cui il primo fu premiato
come miglior attore al Festival di Cannes per la sua struggente performance.
Quest’opera lucida ed equilibrata, il cui unico punto debole è qualche
ridondanza narrativa, andrebbe vista già solo per scopo pedagogico, e come
memoria storica perenne per tutti coloro che ignorano questi tragici eventi che
hanno colpito nel cuore il nostro paese. Bella e famosa la colonna sonora di
Ennio Morricone, tra le sue più celebri. La canzone di chiusura “Here's to you”, scritta da Morricone e cantata
da Joan Baez, diventò un autentico inno generazionale contro le ingiustizie.
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