venerdì 4 marzo 2016

Sacco e Vanzetti (Sacco e Vanzetti, 1971) di Giuliano Montaldo

Storia vera di una delle più clamorose ingiustizie giudiziarie commesse da un paese democratico. Negli anni ’20 gli immigrati italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, entrambi anarchici, furono ingiustamente accusati di rapina ed omicidio. In un processo farsa, frettolosamente sommario, i due furono condannati alla pena capitale, nonostante l’assenza di prove inconfutabili, come rappresaglia di un sistema intollerante contro le loro idee politiche, ritenute “pericolose”, e come iniquo pregiudizio nei confronti degli italiani. Nei sei anni successivi il governo americano respinse sistematicamente le numerose mobilitazioni ufficiali e popolari in favore di Sacco e Vanzetti affinché fosse riaperto il caso e i due uomini morirono sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927. Il tragico “martirio” dei due italiani diverrà un simbolo mondiale dell’ingiustizia, del preconcetto e del fanatismo ideologico governativo. Da un evento storico così doloroso, Montaldo ha tratto un film vibrante, indignato, rigoroso, commovente, ineccepibile nella ricostruzione degli eventi senza mai scadere nel patetico, nella demagogia e nel populismo. I meriti del film, oltre che storici ed artistici, sono stati anche sociali, avendo infatti pesantemente contribuito a riabilitare la memoria dei due sfortunati emigranti. Infatti, nel 1977, cinquant’anni dopo l’esecuzione della condanna a morte, lo stato del Massachusetts riconobbe, ufficialmente e pubblicamente, l’errore giudiziario commesso e l’azione volutamente dolosa da parte dei giudici dell’epoca. Grande interpretazione dei due protagonisti: Riccardo Cucciolla (Sacco) e Gian Maria Volonté (Vanzetti), di cui il primo fu premiato come miglior attore al Festival di Cannes per la sua struggente performance. Quest’opera lucida ed equilibrata, il cui unico punto debole è qualche ridondanza narrativa, andrebbe vista già solo per scopo pedagogico, e come memoria storica perenne per tutti coloro che ignorano questi tragici eventi che hanno colpito nel cuore il nostro paese. Bella e famosa la colonna sonora di Ennio Morricone, tra le sue più celebri. La canzone di chiusura “Here's to you”, scritta da Morricone e cantata da Joan Baez, diventò un autentico inno generazionale contro le ingiustizie.

Voto:
voto: 4/5

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