martedì 1 marzo 2016

The Town (The Town, 2010) di Ben Affleck

Doug MacRay è un ragazzo di Boston, di origini irlandesi, cresciuto nel malfamato quartiere di Charlestown, tra amicizie pericolose ed un padre delinquente sempre in galera. E’ divenuto capo di una banda di ladri specialisti in rapine “chirurgiche” nella banche cittadine e gli “affari” vanno alla grande finché un giorno, per coprirsi la fuga durante un colpo, sono costretti a rapire la giovane direttrice di una filiale, Claire, per poi liberarla poco dopo incolume. Irresistibilmente attratto dalla donna, Doug inizia con lei una pericolosa relazione, nascondendole la sua vera identità e tenendo celata la cosa ai membri della sua banda. Ma sulle sue tracce c’è lo zelante agente dell’FBI Frawley, che prova a sua volta un interesse sentimentale nei confronti di Claire. Intenso noir urbano di Affleck, di forte impatto visivo e dal ritmo incessante, che aderisce pienamente ai canoni dei “film di rapina”, mettendo a confronto la logica dei criminali con quella degli sbirri e cercando in entrambe una propria “etica”. Ispirato al romanzo “Il principe dei ladri” di Chuck Hogan, amplia il discorso che vede la città (come da titolo e in accordo ai collaudati stilemi del cinema americano) luogo emblematico di scontro tra legalità e illegalità, inserendovi una storia d’amore, non troppo credibile, che diventa l’ulteriore “teatro” di lotta tra le parti belligeranti. Ed è proprio qui il lato debole di questo film bifronte, che appare teso, nervoso e scattante nelle scene d’azione violenta, girate con crudo dinamismo, mentre si affloscia nei troppi momenti sentimentali, che appaiono posticci, mielosi e sovraesposti. Nella folta galleria di personaggi, quasi tutti ben delineati, il meno interessante è il protagonista Doug/Affleck, un cattivo glamour, romantico e muscoloso, che sembra uscito dal più squallido dei fotoromanzi. Sono invece eccellenti le interpretazioni di Jon Hamm, Jeremy Renner e persino di una sorprendente Blake Lively, che va ben oltre i propri standard recitativi nel ruolo di una sporca “sgallettata” dei bassifondi. Il film garantisce un gradevole intrattenimento e conferma le buone qualità di Ben Affleck regista (come anche la sua scarsa attitudine in veste di attore), ma è l’opera più debole della sua filmografia da “director”. E forse sarebbe stato meglio non conoscere i modelli alti a cui lo stesso autore ha dichiarato di essersi ispirato per questa pellicola: Gomorra di Matteo Garrone e Heat di Michael Mann. Modelli tanto alti quanto lontani, ahinoi.

Voto:
voto: 3/5

Nessun commento:

Posta un commento