venerdì 7 maggio 2021

1975: occhi bianchi sul pianeta Terra (The Omega Man, 1971) di Boris Sagal

Los Angeles, anno 1975. Dopo un'apocalittica guerra batteriologica che è sfuggita di mano, la razza umana è stata quasi interamente sterminata. Ne resta un unico superstite "sano", il medico militare Robert Neville ("l'ultimo uomo della terra"), in un mondo popolato da "mostri", ovvero esseri umani che i veleni dell'olocausto chimico hanno trasformato in creature folli, albine e sensibili alla luce, che escono di notte per dargli la caccia e per distruggere ogni residuo della precedente civiltà. I fanatici mutanti, guidati dall'invasato Mathias, vivono rintanati di giorno e sfogano la loro violenza nelle ore notturne. Viceversa il sopravvissuto Neville trascorre le notti recluso in un bunker fortificato e le ore diurne a cercare il loro nascondiglio, procurarsi cibo e armi, e studiare una possibile cura biologica per invertire la mutazione degli esseri. Ma un giorno Neville si accorge di non essere l'unico sopravvissuto ancora "sano", ma che ci sono degli altri come lui. Dal celebre racconto fanta-apocalittico "Io sono leggenda" (1954) di Richard Matheson, il russo-americano Boris Sagal (veterano della televisione) ha tratto un horror/sci-fi d'azione poco fedele alla fonte d'ispirazione e maggiormente interessato alla spettacolarità, alla violenza e agli aspetti macabri, aggiungendovi pure patetiche metafore religiose ed una spruzzata di politicamente corretto di matrice interrazziale. Vengono completamente "dimenticati" gli aspetti più sottili e interessanti del libro di Matheson, ovvero: il senso di disperata solitudine del protagonista nella ripetizione ciclica delle sue giornate sempre uguali e, soprattutto, la riflessione sul relativismo di concetti quali "normale" e "diverso", perchè in un mondo di "mostri" in cui rimane un solo umano "normale" chi è il vero "mostro" ? Bisogna ricordare ai più distratti che Matheson scrisse il romanzo in pieno maccartismo, quindi le allusioni metaforiche di natura politico-sociale sono facilmente intuibili. Il film di Sagal, che è senza ombra di dubbio un prodotto d'intrattenimento hollywoodiano, ha comunque anche i suoi pregi: le ambientazioni angoscianti (memorabile la lunga sequenza iniziale di Neville che vaga da solo nella Los Angeles deserta), le solide interpretazioni di Charlton Heston (Neville) e di Anthony Zerbe (Matthias, leader dei mutanti) e l'estetica smaccatamente anni '70. Il best-seller di Matheson ha finora avuto tre adattamenti per il grande schermo, gli altri due sono: L'ultimo uomo della Terra (1964) di Ubaldo Ragona con Vincent Price e Io sono leggenda (2007) di Francis Lawrence con Will Smith. Quello del 2007 è da dimenticare in toto, invece, paradossalmente, quello più interessante, suggestivo e vicino allo spirito del libro è il primo, un film italo-americano a basso budget girato all'EUR di Roma, con pochi mezzi ma con molte idee.
 
Voto:
voto: 3/5

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