venerdì 7 maggio 2021

Il Grinta (True Grit, 2010) di Ethan Coen, Joel Coen

Arkansas, 1878. Mattie Ross è una quattordicenne sveglia, decisa e dalla lingua lunga, intenzionata a vendicare il padre, ucciso dal balordo fuorilegge Tom Chaney per pochi dollari e due monete d'oro. Troverà due alleati che la scorteranno nella caccia all'uomo attraverso il selvaggio territorio indiano: lo sceriffo Rooster Cogburn, un rude vecchio stampo, orbo, alcolizzato e dal carattere spigoloso, e il ranger texano LaBoeuf, che è già da tempo sulle tracce di Chaney per suo conto. Ma intanto il bandito non è più da solo e si è unito a una banda di pericolosi sgherri suoi pari. Nuovo adattamento cinematografico del romanzo di Charles Portis del 1968, dopo il film Il Grinta (1969) di Henry Hathaway, che fruttò a John Wayne l'unico Oscar della sua sterminata carriera. I Coen realizzano un remake western eccellente, solido, realistico, teso e violento, superiore in tutto rispetto al film originale del '69 e molto più fedele al libro di Portis, a cominciare dal punto di vista narrativo che è quello della giovane Mattie. Nonostante ciò questo film riesce anche ad essere profondamente personale e carico degli stilemi dei due registi. Basti citare la ricostruzione ambientale poderosa e pregnante, l'estetica curata in ogni minimo dettaglio, l'attenzione ai volti, all'aspetto, alle movenze e agli accenti dei protagonisti, l'umorismo nero introdotto in maniera straniante, gli incontri con personaggi strampalati, il fanatismo religioso, gli scoppi improvvisi di cruda violenza, le atmosfere decadenti che inducono suggestioni da fine di un'era. E tutto questo (ma anche molto altro ancora) viene composto, mescolato, governato e tenuto a bada con rigore, evidente amore per il genere (western) ed assoluto controllo della materia, a cominciare dal grande cast in cui tutti danno il meglio delle loro possibilità. I più bravi sono Jeff Bridges (che offre una caratterizzazione del personaggio del "grinta" diversa da quella di Wayne, più sornione e disincantato, ma senza mai farlo rimpiangere) e la sorprendente Hailee Steinfeld nei panni della giovane Mattie. Ma anche gli altri attori (Matt Damon, Josh Brolin, Barry Pepper, Domhnall Gleeson) sono perfetti e giusti nei rispettivi ruoli, e questo è un ulteriore merito della sapiente direzione dei due autori. La pellicola ha avuto ottimi consensi da parte della critica (un po' meno dal pubblico al botteghino) ed ha ottenuto ben 10 nomination "pesanti" agli Oscar 2011, ma non ha vinto nessun premio (ohibò!). Nel mondo spietato della vecchia frontiera, dominato dalla legge del più forte, dove violenza e inganno sono all'ordine del giorno, l'incontro (sulla carta "senza futuro") tra il vecchio e ruvido ubriacone e la ragazzina impertinente e testarda è il vero cuore pulsante del film. Un incontro che cambierà entrambi irrimediabilmente, perchè, come già detto prima, questo non è solo un film di perdite e di separazioni, ma anche di trasformazioni, passaggi e transizioni. Un film sulla fine di un'era.
 
La frase: "I malvagi fuggono quando nessuno li insegue"

Voto:
voto: 4/5

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