venerdì 7 maggio 2021

Il nostro agente all'Avana (Our Man in Havana, 1959) di Carol Reed

James Wormold è un anonimo rappresentante di commercio britannico che vive a L'Avana, dove conduce una vita mediocre, con una figlia esigente e capricciosa che gli crea non pochi pensieri. Un giorno gli capita l'occasione della vita: a causa del suo basso profilo viene reclutato per entrare nel servizio segreto di Sua Maestà, con il compito di passare informazioni sui comunisti. L'uomo accetta, abbagliato dai lauti compensi, ma entra presto in crisi perchè non riesce a crearsi una efficace rete di informatori e non trova niente di interessante da comunicare ai suoi capi. Per timore di essere licenziato decide di inventarsi le soffiate di sana pianta e, visto che la fantasia non gli manca, mette in piedi un grosso castello di carte di eventi e di persone da tener d'occhio. A causa di una fortuita serie di omonimie e di favorevoli incastri del destino, viene creduto, ma innescherà un gioco molto pericoloso e ben più grande di lui. Raffinata commedia spionistica di Carol Reed, tratta dal romanzo omonimo di Graham Greene, che ha curato anche la sceneggiatura. Forte di un cast in grande spolvero, di una perfetta ricostruzione ambientale e di dialoghi brillanti, è una perfida satira al vetriolo delle spy stories, che mette alla berlina gli apparati di Intelligence, gli esercizi del potere e, più in generale, la stupidità umana travestita da tronfia supponenza. Nella seconda parte il film abbandona i toni parodistici per abbracciare quelli del classico noir, con colpi di scena, suspense e scene di violenza, salvo poi riscattare il tutto nell'irresistibile finale beffardo e straniante, intriso di amara ironia acida. L'intento caustico del regista (riportato pari pari dal libro ispiratore) è la demistificazione di certi ruoli fin troppo idealizzati nell'immaginario popolare, anche grazie all'aureola eroica che gli è stata fornita da cinema e letteratura. Ed è proprio utilizzando le medesime armi che la coppia Greene-Reed intende capovolgere ironicamente la situazione. Il film intende anche far riflettere sul fatalismo degli eventi (rendendo quindi totalmente utopica la presunzione di un controllo assoluto) e sulla reale capacità dei personaggi a cui ci siamo affidati (direttamente o indirettamente) per gestire le sorti del mondo. Nel cast, tra Burl Ives, Maureen O'Hara e Ernie Kovacs, spicca il mattatore protagonista Alec Guinness, che col suo sarcasmo raffreddato riesce a rendere credibile (e divertente) l'incredibile.

Voto:
voto: 3,5/5

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