Nella Francia del 1770 la pittrice Marianne deve realizzare il ritratto di nozze della giovane Héloise, una ragazza cresciuta in convento e destinata in sposa ad un nobiluomo italiano, per salvare la sua famiglia dalla decadenza economica. Ma Héloise non ha intenzione di sposarsi, non vuol cedere alla rigidità delle imposizioni del suo ambiente e, quindi, rifiuta anche il ritratto. Con un espediente Marianne finge di essere la sua dama di compagnia, in modo da studiarne il volto e l'aspetto di giorno per poi dipingerla, di nascosto, di notte. Ma, inaspettatamente, tra le due ragazze nasce un rapporto di intesa sempre più profondo, che esploderà in una bruciante passione amorosa. Céline Sciamma è una raffinata regista francese, interessata, fin dai suoi esordi, alla condizione femminile, alla liberazione da tabù e restrizioni sociali, alla ricerca dell'identità sessuale come atto "eroico" di autoaffermazione dell'io, presa di coscienza interiore e abbattimento delle barriere conformiste che mortificano la libertà individuale. In questo suo quarto film, un dramma storico sentimentale carico di fascinazione visiva e di raggelata sensualità, l'autrice si rivolge al passato, alla Francia prima della Rivoluzione, in cui la società femminile era soffocata da pregiudizi, obblighi e sottomissioni. Sotto forma di melodramma teorico e algido, la Sciamma realizza un manifesto femminista sul diritto di scelta, sessuale, personale, esistenziale. La metafora della pittura è un chiarissimo riferimento alla ricerca interiore, alla difficile conoscenza fisica ed emotiva di sè: il ritratto è il modo in cui la società ci vede e il modo in cui vorrebbe indirizzare la nostra vita e la nostra personalità, la maschera quotidiana che dobbiamo indossare per compiacere il prossimo e far parte del gioco. Ma se la tela bianca è il punto di partenza, allora il processo creativo del dipingere diventa anche la ricerca della propria reale natura, la scoperta di sè stessi, il superamento dello sguardo altrui per costruire il proprio, con il quale illuminare i lati in ombra della nostra sensibilità, gli angoli nascosti e repressi di noi stessi. L'aspetto della sessualità lesbo è importante ma non fondamentale al processo di ricerca interiore. Ciò che conta davvero è l'esplorazione e la relativa comprensione della propria natura e dei propri intimi desideri: la libertà, e quindi l'emancipazione, contrapposte al duro rigore delle regole del tempo, che prevedevano, in maniera "naturale", che la donna dovesse essere obbediente, asservita e ornamentale. Dal punto di vista della ricostruzione storica, delle ambientazioni, dei costumi, della recitazione delle attrici e della scrittura dei dialoghi, il film è impeccabile. Quello che manca è un po' più di cuore, in una messa in scena tanto bella quanto gelida e in uno sviluppo narrativo così intellettualizzato da apparire "distante". Grande prova di tutto il cast femminile, composto da Noémie Merlant, Adèle Haenel, Luàna Bajrami e Valeria Golino. La pellicola ha vinto il Prix du scénario (alla migliore sceneggiatura per Céline Sciamma) al Festival di Cannes 2019.
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